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Laboratorio musicale per bambini: intervista ad Annalisa Doria

Insegnare la musica ai bambini in età prescolare è un lavoro estremamente complesso. Per svolgerlo è necessaria una grande capacità di adattamento e il coraggio di lasciare da parte le sovrastrutture tipiche degli adulti e della propria formazione accademica. Alla Casa della Musica di Lacchiarella si tiene Musica sul Dondolo, un laboratorio musicale rivolto ai bambini dagli 0 ai 3 anni. Il corso è tenuto da Annalisa Doria, che da circa vent’anni trasmette l’amore per la musica ai bambini in età scolare e prescolare. L’ho incontrata nelle aule della Casa della Musica per rivolgerle alcune domande.

Qual è stato il percorso che ti ha portato a lavorare soprattutto con i più piccoli?

Circa vent’anni fa ho iniziato a proporre dei progetti di propedeutica musicale nelle scuole primarie e nelle scuole dell’infanzia del sud-ovest milanese. Mi sono documentata su metodi come l’Orff o il Dalcroze e studiato tutto ciò che fosse legato alle prime esperienze formative di avvicinamento alla musica. Ho elaborato infine dei percorsi originali mirati ad ogni fascia di età prescolare e scolare. La passione per questo lavoro mi ha spinto poi ad elaborare una metodologia per bambini in età neonatale, frequentando per 2 anni l’associazione Musica in Culla a Roma. Ho approfondito gli aggiornamenti suggeriti dalla ricerca scientifica e ho creato un mio percorso di apprendimento musico-motorio-espressivo per bambini da 0 a 36 mesi.


In che modo i bambini in età pre-scolare percepiscono la musica rispetto agli adulti?

Partiamo dal presupposto che i bambini hanno delle innate potenzialità musicali ed espressive. La ricerca scientifica ha dimostrato che sono in grado di percepire gli elementi musicali, anche i più complessi, così come percepiscono le regole del linguaggio parlato. Rispetto agli adulti assimilano meglio i contrasti sonori, i metri ritmici o combinazioni armoniche. Assorbono generi musicali, anche provenienti da altri paesi del mondo o diverse epoche, perché non sono ancora condizionati dalla cultura musicale in cui sono immersi.

Musica sul dondolo


Durante le lezioni capita mai che siano i bambini a guidarti nel loro mondo?

Direi che capita in ogni lezione. Aspetto sempre le loro risposte espressive e musicali spontanee per rimodulare l’attività proposta, per avvicinarmi al loro modo di percepire un determinato aspetto musicale. Spesso i loro movimenti, le relazioni tra loro e con me, le invenzioni vocali o ritmiche che si combinano con le mie proposte, mi facciano capire molte particolarità del loro modo di usare la fantasia e il gioco attraverso la musica.


Raccontaci come si svolge il tuo laboratorio Musica sul Dondolo.

Uno degli aspetti più interessanti di Musica sul Dondolo è che i bambini sono in relazione, oltre che con i loro coetanei, anche con i loro genitori e con me. Mentre giochiamo, cantiamo, ci muoviamo nello spazio, il bambino passa più volte da una relazione a due (con me, con un coetaneo o con un’altra figura adulta) ad una dinamica di gruppo. Queste due modalità gli consentono di acquisire sicurezza, spontaneità e serenità nel poter scegliere come agire all’interno dello spazio intorno a lui.

Le attività sono legate spesso ad una storia con personaggi di fantasia che invitano ad usare la voce, alcuni strumenti ritmici o melodici e altri “oggetti-tramite” come foulards colorati, pupazzi, teli, palline morbide, nastri. In ogni incontro è presente un rituale di saluto iniziale e finale, di solito è una canzoncina che accompagniamo con gesti e suoni del corpo. Quello che poi accade all’interno di ogni laboratorio è la combinazione di giochi e attività strutturate con le proposte espressive-motorie-musicali di bambini e genitori, spesso improvvisate e originali.

La musica permette alla coppia genitore-bambino di ricavare uno spazio e un tempo prezioso da condividere.

Durante le lezioni i genitori partecipano attivamente alle attività musicali che proponi. Come può influire la musica nel rapporto genitore-bambino?

La musica permette alla coppia genitore-bambino di ricavare uno spazio e un tempo prezioso da condividere. É un momento che arricchisce entrambi, perché giocando con la musica si scoprono modalità nuove per conoscersi, relazionarsi e superare momenti di difficoltà. Il bambino, vedendo il genitore partecipe e divertito, penserà: “se lo fa mamma o papà posso farlo anche io, senza paura!”.


Solitamente i genitori che accompagnano i figli al laboratorio sono già istruiti musicalmente o vivono anche loro le tue lezioni come un momento di scoperta?

Quasi sempre i genitori che partecipano, e che hanno magari una formazione musicale pregressa, si rendono conto che durante il laboratorio il linguaggio musicale viene assimilato con modalità nuove, più simili a quelle con cui si relazionano coi loro bambini. Pensiamo per esempio alla musicalità del “maternese”, quel modo di parlare ai bambini cambiando il tono della voce, utilizzando paroline e vocalizzi buffi.

Negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti nella ricerca sulle neuro-diversità e sempre più spesso le scuole offrono percorsi ad hoc per chi presenta disturbi dell’apprendimento. I tuoi corsi sono adatti a bambini con disabilità fisica e/o cognitiva?

Il mio laboratorio non può essere equiparato ad un percorso di musicoterapia. Tuttavia presenta delle modalità che si utilizzano anche all’interno di sedute musicoterapiche, come il linguaggio verbale e non-verbale. In questo modo anche un bambino con una disabilità fisica o psicofisica, un problema comportamentale o di tipo affettivo, si sente accolto, ascoltato, compreso e valorizzato. Il lavoro individuale e di gruppo che faccio, coinvolgendo anche gli adulti accanto a me, unisce corpo, musica e movimento e crea un contesto in cui si sciolgono molte difficoltà relazionali ed emotive. In un certo senso é come se il bambino facesse una specie di allenamento per la coordinazione senso-motoria, la relazione sociale, l’ascolto, l’attenzione, l’espressività personale. Inoltre ho notato che i genitori, o gli educatori dei nidi, scoprono nuove strategie di comunicazione, soprattutto attraverso il linguaggio non-verbale che la musica favorisce.

I bambini mi hanno insegnato che la loro comprensione é più alta della loro produzione.


Nel periodo storico che viviamo le occasioni di socialità sono state ridotte drasticamente dalla pandemia e a risentirne sono stati soprattutto i più piccoli. In che modo un laboratorio musicale può sviluppare la capacità di stare assieme?

Il laboratorio ha aiutato molto in questo periodo, favorendo la socializzazione, aiutando i bambini a comprendere meglio le regole all’interno del gruppo, il rispetto dei turni, l’ascolto degli altri. É strutturato in modo da essere svolto in presenza, tanto che nel periodo del lockdown ho sperimentato anche la modalità a distanza, proponendo attività diverse. Tuttavia, in accordo coi genitori, abbiamo sospeso il percorso, proprio per non perderne il vero senso: la presenza insieme, la gioia di giocare coi coetanei, lo scambio reciproco attraverso la musica.


Da molti anni trasmetti ai bambini gli strumenti per decodificare il mondo dei suoni. Qual è invece l’insegnamento più importante che hai ricevuto dai bambini?

Sono tanti gli insegnamenti che ho ricevuto dai bambini. Il più importante é stato sviluppare la pazienza di aspettare, senza riempire i silenzi o stimolare continuamente i bambini aspettandomi un’apprendimento esclusivamente imitativo. Magari ad una mia proposta non arrivano subito delle reazioni, ma se si ha pazienza ecco che arriva prima o poi la risposta sempre creativa e originale. I bambini mi hanno insegnato che la loro comprensione é più alta della loro produzione. Quando offrono spontaneamente la loro risposta, mi regalano nuove idee per modificare o arricchire le attività che ho in mente. Mi invitano ad improvvisare e cambiare a volte completamente la struttura della lezione! Quindi sostanzialmente impariamo tutti. Io imparo il loro modo di assimilare e rispondere, faccio mie le loro composizioni ritmiche e vocali e le sfrutto per arricchire il mio repertorio!

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